La Sfida della Biodiversità, in tutte le sue forme

La Sfida della Biodiversità, in tutte le sue forme

La biodiversità può essere sinteticamente definita come la varietà degli esseri viventi che popolano la Terra e si misura considerando la diversità:

  • degli ecosistemi (ambienti naturali quali acque, boschi, spazio alpino);
  • delle specie (animali, piante, funghi, microrganismi);
  • del patrimonio genetico (razze o varietà di specie selvatiche e domestiche).

I tre livelli sono strettamente connessi fra loro.

Il concetto di biodiversità viene generalmente inteso nella sua accezione scientifica e più raramente viene utilizzato con un’accezione culturale, che sottintende il legame che unisce la biodiversità alle produzioni agricole e alimentari, alle tradizioni, ai saperi, agli usi di popolazioni e territori della Terra.

Attribuire alla biodiversità un’accezione culturale non è solo una questione terminologica: significa, infatti, essere consapevoli della stretta correlazione tra la perdita di diversità culturale e linguistica e la perdita di diversità biologica e genetica, e viceversa. Soprattutto in riferimento alla biodiversità agraria, ovvero delle razze o varietà di specie utilizzate dall’uomo e da questo coltivate per diversi usi, altrimenti definita agrobiodiversità.

L’omologazione delle culture alimentari, il desiderio di ritrovare in ogni parte del mondo ciò che possiamo gustare a casa nostra, la globalizzazione degli stili alimentari, hanno reso scarsamente redditizie alcune colture, così da renderle prodotti di nicchia (che si trovano raramente e a prezzi molto alti). Con un’ulteriore conseguenza: la perdita delle conoscenze legate alla coltivazione di quelle specie vegetali, che è l’anticamera della loro definitiva scomparsa.

Di fronte al progressivo depauperamento di razze e specie, negli ultimi anni sta crescendo l’attenzione per la salvaguardia e tutela anche dell’agrobiodiversità, attraverso la conservazione del germoplasma ex situ e in situ: in quest’ultimo caso la conservazione avviene nei luoghi di origine (anche nelle aziende agricole stesse).

La riscoperta dei prodotti tradizionali e tipici

Parallelamente, cresce l’attenzione anche dei cittadini-consumatori che, con sempre  maggiore consapevolezza della qualità del cibo che consumano e sulle implicazioni sull’ambiente, cercano di proteggere la propria salute domandando genuinità e naturalità delle produzioni. Ciò spesso si traduce in una riscoperta dei prodotti tradizionali e tipici, percepiti come portatori di maggiori garanzie in termini di salubrità, in virtù del forte legame con il territorio in cui sono prodotti.

Il consumo di tali prodotti risponde dunque all’idea di contribuire anche al mantenimento dei contesti ambientali, dei sistemi locali di produzione, dei loro patrimoni di cultura, ben espressi dalle tradizioni gastronomiche, in Italia così varie e dipendenti dalla morfologia e dalla “diversità” locale. Queste motivazioni si traducono in molti casi nella ricerca di un rapporto quanto più possibile diretto e ravvicinato con gli artefici dei prodotti.

Una nuova consapevolezza e nuove scelte che collegano e rimettono in equilibrio ambiente (biodiversità, paesaggi agrari, sistemi agroforestali) e uomo (consumo, economia, tradizioni locali) in una condizione win-win.

A cura di M. Verrascina